Organico
soprano, 2 violini, viola, violoncello, cembalo
Proiezioni di quadri e sottotitoli (disponibili anche tradotti nella lingua desiderata)
Presentazione video dello spettacolo. Le riprese sono state effettuate dal vivo durante il concerto che abbiamo tenuto al festival “Di Parola in Musica”.
Il mito di Teseo e Arianna racconta il passaggio fra l’adolescenza e l’età adulta, simboleggia il rapporto con l’inconscio e le paure che ognuno di noi deve affrontare. Narra di come, una volta diventati adulti, perdiamo o abbandoniamo anche ciò che ci era più caro. Teseo giunge a Creta per sacrificarsi per gli obblighi che la sua famigla ha contro i Cretesi ed è grazie all’amore “adolescente” con Arianna che trova la forza di affrontare il labirinto e di scoprire il mostro che si annida nel suo inconscio; dopo averlo sconfitto Teseo è diventato adulto e abbandona Arianna che appartiene ad un momento della sua vita che è ormai passato.
G.F. Handel: Concerti Grossi op.6, Concerto IV
A. Corelli: Triosonate op 2, Sonata 12
C. Monteverdi: Incoronazione di Poppea, “Pur ti miro, pur ti godo”
G.F. Handel: Arianna in Creta, “Son qual stanco pellegrino”
G.F. Handel: Teseo, “Qui ti sfido o mostro infame”
A. Vivaldi: Griselda, “Gelido in ogni vena”
J. S. Bach: Die Kunst der Fuge, Contrappunto I
Anonimo: Epitaffio di Sicilo
G.F. Handel: Alessandro, Battaglia
A. Scarlatti: Cantata, Arianna Abbandonata
C. Monteverdi: Lamento d’Arianna
Avendo Apollo ordinato di placar Minosse e riconciliarsi con lui, per mitigar così l’ira divina, e trovar requie a loro mali, inviando Legati, e facendo suppliche, pattuirono di mandare ogni nove anni in Creta, per conto di tributo, sette giovanetti, ed altrettante fanciulle vergini.
Ma tragichissima favola mostra, che questi giovani trasportati in Creta sbranati poi fossero nel labirinto dal Minotauro, o che ivi smarriti se ne morisser di fame, trovar non potendo l’uscita.
Affliggendosi Teseo per queste cose, e pensando esser giusto di non andar esente, ma di dover correre una medesima fortuna co cittadini, si offerse volontariamente, facendosi innanzi senza che fosse cavato a sorte.
Teseo, giunto a Creta, incontra Arianna e se ne innamora, ricambiato.
Pur ti miro, pur ti stringo,
pur ti godo, pur t’annodo
più non peno, più non moro,
o mia vita, o mio tesoro.
Teseo, nonostante fosse partito volontario per Creta, dubita, tentenna, non trova il coraggio
Son qual stanco pellegrino
Che nel dubbio suo cammino
Muove incerto
Errando il piè.
ma l’amore di Arianna ispira nel giovane Teseo una rinnovata forza e la scoperta di un nuovo coraggio lo spinge a forti parole, forse affrettate.
Qui ti sfido, o mostro infame!
Vieni pur, che non pavento
La tua rabbia, il tuo furor.
Teseo giunge così all’ingresso del labirinto e, preso da forti timori, perde la sua baldanza.
Gelido in ogni vena
scorrer mi sento il sangue
L’ombra del figlio esangue
m’ingombra di terror
ma poi entra e percorre il labirinto fino a trovarsi di fronte al Minotauro.
«Ὅσον ζῇς φαίνου· « Finché vivi, mostrati al mondo,
μηδὲν ὅλως σὺ λυποῦ· non affliggerti per nulla:
πρὸς ὀλίγον ἐστὶ τὸ ζῆν. la vita dura poco.
τὸ τέλος ὁ χρόνος ἀπαιτεῖ.» Il tempo esige il suo tributo. »
La battaglia è feroce e vede Teseo prevalere.
All’uscita però Teseo è profondamente cambiato dalla terribile esperienza e sente che l’aver vinto la sua battaglia lo ha già allontanato dall’oggetto del suo amore
E per maggior mia pena
vedo che fui crudele
a un’anima innocente
al core del mio cor
ma Arianna è all’oscuro di tutto questo e ancora ama fortemente Teseo
Pur ti stringo o mio diletto,
pur ti bacio caro ben
Bella gioia gioia del mio petto,
dolce amore del mio sen
Ribaciolla Teseo l’accarezzò lui tanto che agli occhi oppresse incauto sonno, allor col piede al par del core infido fuggì dalla tradita Donzella e giunto al lido ove attendealo il legno spiegò le vele ai venti e verso Atene indirizzò il corso e Arianna sola in preda lasciò delle sue pene.
Lasciatemi morire!
E chi volete voi che mi conforte
in così dura sorte,
in così gran martire?
Lasciatemi morire!
Dove, dov’è la fede,
che tanto mi giuravi?
Così ne l’alta sede
tu mi ripon de gli avi?
Son queste le corone
onde m’adorni il crine?
Questi gli scettri sono,
queste le gemme e gl’ori?
Lasciarmi in abbondono
a fera che mi strazi e mi divori?
Ah Teseo, ah Teseo mio,
lascerai tu morire,
in van piangendo, in van gridando aita,
la misera Arianna
che a te fidossi e ti diè gloria e vita?