Organico
soprano, flauto traversiere, violino, violoncello, clavicembalo
Proiezioni di quadri e sottotitoli (disponibili anche tradotti nella lingua desiderata)
presentazione video dello spettacolo. Le riprese sono state effettuate dal vivo durante il concerto che abbiamo tenuto al festival “Di Parola in Musica”:
C. Monteverdi: Orfeo, La Musica
J. Ph. Rameau: Les Indes Galantes, air d’Hebé
J. Ph. Rameau: Les Indes Galantes, les prelude d’adoration de le soleil
J. Ph. Rameau: Les Indes Galantes, air pour le guerriere recant le drapeau, air gay
J. Ph. Rameau: Les Indes Galantes, les sauvage
J. Ph. Rameau: Les Indes Galantes, vaste empire des mers
G. F. Handel: cantata Apollo e Dafne, aria piuttoso morire che perder l’onor
G. F. Handel: Giulio Cesare, piangerò la sorte mia
L. N Clerambault: cantata, Orphée
J. Ph Rameau: cantata, Orphée
Io la Musica son, ch’a i dolci accenti
so far tranquillo ogni turbato core,
ed or di nobil ira, ed or d’amore
posso infiammar le più gelate menti.
Io su cetera d’or cantando soglio
mortal orecchio lusingar talora,
e in questa guisa all’armonia sonora
della lira del ciel più l’alme invoglio.
Quinci a dirvi d’Orfeo desio mi sprona,
d’Orfeo che trasse al suo cantar le fere,
e servo fe’ l’inferno a sue preghiere,
gloria immortal di Pindo e d’Elicona.
La Musica chiama a raccolta gli invitati per partecipare al matrimonio di Orfeo ed Euridice.
Voi che seguite le leggi di Amore
venite, raccoglietevi,
accorrete al mio richiamo
Voi cantate da quando l’aurora
ha rischiarato questo bel luogo;
Voi cominciate insieme al giorno
i giochi sfavillanti di Tersicore,
i dolci istanti che concedete all’amore
vi siano ancora più graditi.
Dopo che il matrimonio è stato celebrato, Euridice, rimasta per un momento in disparte, viene assalita dal Satrapo Aristeo e corre nel bosco per sfuggirgli
«Piuttosto morire
che perder l’onor»
ma nel fuggire Euridice viene morsa da un serpente e muore pronunciando queste parole:
Piangerò la sorte mia,
sì crudele e tanto ria,
finché vita in petto avrò
Il famoso cantore della Tracia tra i rimpianti più commoventi e i canti più teneri racconta così la sua disgrazia.
“Echi fedeli di questi boschi non rispondete più alla mia voce, cessate, cessate di rispondere alla mia voce. Niente può alleviare il dolore che mi opprime, non rivedrò più l’oggetto della mia tenerezza. Mai ci fu amante più infelice, mai un destino fu più barbaro? Il tenero amore ambedue ci univa, la morte crudele ci separa.
Ma cosa serve alla mia disperazione gemere e ancora compiangermi?
Plutone trattiene le grazie che adoro, andiamo a implorare il suo potere. Questo abisso mi offre un passaggio per penetrare nelle rive oscure ,
Portiamo lì il mio amore, il mio dolore e la mia rabbia Riportiamo indietro Euridice o restiamo tra i morti.”
Andate Orfeo, andate, e che il vostro amore senza limiti sia d’esempio all’universo. È bello che un mortale scenda fino agli Inferi per riunirsi a chi ama. Affrettatevi, affrettatevi giovani amanti il vostro amore contribuisce alla vostra gloria. In avvenire si stenterà a credere che si è amato così tanto. Mai l’amore coniugale aveva spinto uno sposo a scendere agli inferi. Questo onore spetta a Voi.
Quando l’eroe giunge sulla riva infernale, malgrado le leggi di Atropo, rivolge queste parole al fiero dio degli Inferi: “O temuto monarca di questo regno oscuro, sono il figlio del dio del giorno cento volte più triste delle vostre più tristi ombre e la mia infelicità è causata dall’amore. Avete davanti a voi un innamorato fedele privato dell’unico oggetto che l’aveva infiammato. Ahimè la gioia di essere amato rende la mia pena ancora più crudele. Lasciati commuovere dalle mie lacrime. Metti riparo al capriccio di una sorte atroce, restituiscimi Euridice, non separare i nostri due cuori, restituisci la mia cara Euridice, non separare i nostri due cuori. Hai avvertito la fiamma del dio di cui porto i tratti.”
Plutone, sorpreso nell’ascoltare accordi capaci di commuovere tutto il regno dei morti (dice): ” Smetti di intenerirmi, che la tua supplica abbia fine! Vai pericoloso mortale, salvati da questi luoghi, vai, porta con te la tua Euridice! Ma, evita il lampo dei suoi occhi prima di vedere la luce dei cieli!”
Con il fascino vincitore di un canto armonioso Orfeo strappava al regno delle ombre l’oggetto dei suoi desideri; e il figlio di Venere, in queste strade troppo scure, conduceva il suo trionfo tra lampi di luce. Un solo piacere mancava a questo felice mortale: Plutone, per una strana legge, aveva diretto i suoi sguardi fino ai piedi del Tenaro; ma una schiera di giovani Amorini sorridenti cercava di divertire il suo animo impaziente con questi aggraziati canti.
La grandiosa eco delle tue gesta tiene sospeso l’universo! E oramai la terra obbedisce solo al suono della tua voce. L’Inferno ne rispetta le leggi.
Ma il suo animo, che sogna solo Euridice, non pensa che al piacere di cui è prossima la fine: Cessate – dice – cessate una lode così vana!
I begli occhi che mi hanno infiammato sono testimoni della mia vittoria. E’ il solo premio, la sola gloria di cui il mio cuore può essere affascinato.
A questo pensiero lusinghiero, si commuove, cede infine al trasporto violento del suo ardore.
Aspetta sforzati di non ascoltare il tuo cuore!
È fatta….e i suoi occhi hanno visto Euridice!…..
Triste scherzo del capriccio infernale, pronta a lasciare le rive oscure, una mano sgarbata la trattiene tra i morti.
Commosso da nuovi accordi questo sposo infelice crede di intenerire Megera. Ella è sorda ed è solo al figlio di Citera che fa così ascoltare i suoi lamenti e i suoi rimorsi: “Amore, amore sei tu che hai provocato il mio crimine, tocca a te riparare. La mia cara sposa è la vittima della fiamma d’amore che mi hai appena ispirato. Vola negli Inferi a riparare lo sbaglio! Ah! Per uno slancio così legittimo dovevano separarci? Non saprai riparare lo sbaglio?” Inutile il rammarico!… Tutto l’abbandona al suo dolore senza ritorno! Non è più lasciando il giorno che può raggiungere ciò che ama!
In amore c’è un attimo segnato per la nostra ricompensa. Se talvolta, per pigrizia questo attimo affascinante sfugge, più spesso ancora un innamorato si perde per la troppa impazienza.
L’abile innamorato controlla sempre i suoi impetuosi desideri. Sta ben attento a cogliere l’istante in cui coronare i suoi sogni. Così, se non avesse voluto esserlo troppo presto, adesso sarebbe felice!